Il Senato ha istituito per il 21 marzo la “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”
In realtà è dal 1996 che l’associazione “libera” di Don Ciotti organizza, proprio in questa data, la celebrazione della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti della Mafia, e quest’anno città simbolo della manifestazione è stata Messina, ma celebrazioni sono avvenute in altre mille città, anche all’estero.
Per vero l’approvazione della celebrazione è passata sotto silenzio mediatico, fatte salve alcune polemiche sull’iter legislativo (nella legge è stato omesso il termine “innocenti”, fate un po’ voi le vostre valutazioni…); peraltro l’istituzione per legge di un fenomeno che già si verifica da oltre vent’anni ha l’aria di essere un contentino per fare bella figura senza spendere un euro: idealmente una bella cosa, ma con poche ricadute pratiche sulle vittime (che già celebravano questo giorno anche senza il placet statale). Qualcuno tra i media ha persino polemizzato dicendo che l’istituzione di una giornata nazionale era tutto sommato superflua (v. commento di Tony Zermo su “La Sicilia).
Per me invece non si fa a sufficienza, come dimostra l’assordante silenzio che ha accompagnato l’istituzione di questa giornata, che non è soltanto commemorativa delle vittime (impegnate in prima linea contro la Mafia, o semplici cittadini che passavano al momento sbagliato) e delle loro famiglie, ma è anche una giornata celebrativa dell’impegno, quotidiano e costante, contro la Mafia, perché di Mafia si muore e si continua a morire, anche se ne parliamo sempre meno.
L’impegno contro la Mafia (anzi, contro tutte le mafie, come giustamente ricorda la gigantografia fuori dal mio studio di Piazza Armerina) non è solo delle figura istituzionali (magistrati e forze dell’ordine su tutti, cui va tutto il nostro riconoscimento), ma è di tutti noi; cosa possiamo fare noi, nella nostra vita di tutti i giorni?
Innanzitutto continuare a ricordare a noi stessi e agli altri (soprattutto alle generazioni più giovani) quello che è stato nel secolo scorso, e che per noi Falcone e Borsellino (solo per citarne due, ma ce ne sono moltissimi altri) non sono stati solo protagonisti di qualche fiction televisiva, ma grandi uomini che hanno ispirato una generazione.
In secondo luogo riflettere sul fatto che la Mafia mette radici sul terreno dell’illegalità, e su questo ognuno di noi può fare tanto o poco, rendendosi esempio di legalità, ciascuno a modo proprio: c’è l’impiegato pubblico che timbra il cartellino e poi va effettivamente a lavorare; c’è il medico INPS che si rifiuta di concedere l’invalidità ad un soggetto sano; c’è il contribuente che paga regolarmente le tasse; c’è il guidatore che rispetta il Codice della Strada, perché sa che è meglio per tutti. Ciascuna di queste persone, inconsapevolmente e senza grandi sforzi, contribuisce a creare un clima sempre più sfavorevole alla criminalità organizzata, facilitando il lavoro di chi se ne occupa in prima persona.
Naturalmente anche lo Stato è chiamato a fare qualcosa di più: è vero che abbiamo una normativa antimafia che funge da esempio per l’Europa, ma ogni norma è per definizione perfettibile, soprattutto nella sua applicazione; si dovrebbero potenziare uomini e mezzi delle forze dell’ordine, si dovrebbero sbloccare più rapidamente i beni sequestrati alla mafia, che spesso giacciono improduttivi per anni, quando non si arriva ad una vera e propria “mafia dell’antimafia”; si potrebbero dare più risorse al fondo per le vittime della mafia: molte persone non sanno neanche che esiste, e in generale ci dovrebbe essere più consapevolezza sull’esistenza prima e sull’utilizzo poi della normativa antimafia.
Da questo punto di vista, quindi, l’istituzione (anzi, l’istituzionalizzazione) di una giornata nazionale non mi pare solo utile, ma indispensabile e un’occasione da non perdere.
Avv. Giovanni Chiricosta