Il nuovo Codice di Condotta dei dipendenti pubblici

   In attuazione della legge contro la corruzione (L 190/2012) il Governo ha approvato il Codice di Comportamento dei dipendenti pubblici (DPR 8/3/2013), che prevede, tra le altre “novità”, il divieto per il dipendente pubblico, di chiedere e/o accettare regalie e somme di denaro, anche sotto forma di sconti su altre prestazioni.

 

   Come ogni cittadino dotato di buon senso intuisce, questa non rappresenta una novità, in quanto già le leggi e le circolari ministeriali precedenti impedivano al funzionario pubblico di chiedere o accettare regali, quale forma di corruzione.

  

   La vera novità sta nella soglia di impunibilità, stabilita ad un massimo di 150,00 euro, nel senso che i regali (anche sotto forma di denaro o sconti su prestazioni) che non superino questo valore sono da ritenersi regali d’uso di modico valore, e quindi non comportano, per il dipendente, alcuna conseguenza disciplinare.

 

   C’è da dire che  il codice contiene tutta una serie di espedienti per combattere la corruzione, dalla possibilità di fare segnalazioni anonime, ai premi per gli impiegati che denunciano i colleghi (già immagino gli abusi), fino alle sanzioni, che possono arrivare al licenziamento.

 

   Quello che stupisce è che il legislatore abbia, per così dire, preso atto di un malcostume generale, consentendo i regali di “modico valore”. A parte il fatto che 150,00 non è necessariamente un modico valore, specialmente se il donante non è uno solo ma sono in tanti, ad alcuni commentatori è sembrato che consentire le regalie, seppur modiche, rappresentasse l’istituzionalizzazione della "mazzetta".

 

   Personalmente ritengo che non esistono leggi buone o cattive in assoluto, perché ogni legge è buona o cattiva a seconda di come viene applicata. Sulla corretta esecuzione delle norme anti-corruzione dei pubblici dipendenti, infatti, dovrebbero vigilare i dirigenti, mentre per i dirigenti è prevista una sorta di autodenuncia (chi vigila i vigilanti?) cosa che mi lascia un po’ perplesso.

 

    Non si può non pensare che negli ultimi decenni la corruzione nella PPAA –per stessa ammissione del Ministero della Funzione Pubblica- è dilagata a tutti i livelli, dal Dirigente Generale all’ultimo impiegato allo sportello, ed è difficile pensare che norme più severe (più severe?) possano in breve cambiare la situazione.

 

   Qui il codice di comportamento dei dipendenti pubblici

 

 

 

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